mercoledì 8 aprile 2009

proposta di legge bavaglio


Una proposta di legge che colpisce duramente chi tutela i beni comuni e l'interesse collettivo, assolutamente ingiusta e anti democratica, destinata a zittire tutti coloro che hanno la legittima aspirazione di aiutare ad avere un mondo migliore e che vengano fatte le cose giuste...

Di seguito riportiamo il testo della proposta, facciamo in modo che venga ritirata.



CAMERA DEI DEPUTATI N. 2271

PROPOSTA DI LEGGE
D’INIZIATIVA DEI DEPUTATI
SCANDROGLIO, ABELLI, ABRIGNANI, ANGELI, ANTONIONE, APREA, ARACRI,
ARACU, ARMOSINO, BARANI, BARBA, BECCALOSSI, BERARDI, BERGAMINI,
BERNARDO, BERNINI BOVICELLI, BERRUTI, BERTOLINI, BIANCOFIORE,
BIANCONI, BIASOTTI, BOCCIARDO, BONCIANI, CALABRIA, CALDORO, CASSINELLI,
CASTELLANI, CASTIELLO, CATANOSO, CATONE, CECCACCI RUBINO,
CENTEMERO, CERONI, CESARO, CICCIOLI, CICU, CONTE, COSTA, DE CAMILLIS,
DE GIROLAMO, DE LUCA, DEL TENNO, DELLA VEDOVA, DELL’ELCE, DI
BIAGIO, DI CENTA, DI VIRGILIO, DIMA, D’IPPOLITO VITALE, DISTASO, FAENZI,
FALLICA, RENATO FARINA, GREGORIO FONTANA, VINCENZO ANTONIO FONTANA,
FORMICHELLA, ANTONINO FOTI, FUCCI, GALATI, GARAGNANI, GAVA,
GIRLANDA, GOLFO, GOTTARDO, HOLZMANN, IANNARILLI, IAPICCA, JANNONE,
LA LOGGIA, LA MALFA, LAFFRANCO, LAINATI, LANDOLFI, LEHNER,
LISI, LUNARDI, MARINELLO, GIULIO MARINI, ANTONIO MARTINO, MAZZONI,
MILANATO, MILANESE, MINASSO, MOLES, MORONI, MUSSOLINI, ANGELA
NAPOLI, OSVALDO NAPOLI, NASTRI, NOLA, ORSINI, PAGANO, PAGLIA, PAPA,
PAROLI, PATARINO, PECORELLA, PELINO, MARIO PEPE (PdL), PIANETTA,
PICCHI, PILI, PISO, POLIDORI, PORCU, PROIETTI COSIMI, RAISI, RAVETTO,
ROMELE, LUCIANO ROSSI, ROSSO, RUBEN, PAOLO RUSSO, SAMMARCO,
SANTELLI, SBAI, SCELLI, SIMEONI, SISTO, SOGLIA, SPECIALE, STANCA, STASI,
STRADELLA, TADDEI, TESTONI, TORRISI, TORTOLI, TOTO, VALDUCCI, VALENTINI,
VELLA, VERSACE, VESSA, VIGNALI
Modifica all’articolo 18 della legge 8 luglio 1986, n. 349, in
materia di responsabilità processuale delle associazioni di
protezione ambientale
Presentata il 10 marzo 2009
ONOREVOLI COLLEGHI ! — Se, da un lato, la
spinta ambientalista ha determinato un
continuo sviluppo della normativa di settore
che regola gran parte delle attività
che determinano un qualche tipo di impatto
ambientale sul territorio nazionale,
dall’altro lato, le istanze ambientaliste
hanno contribuito alla crescita di una
diffusa attenzione al « territorio di riferimento
» che, all’interno della società civile,
ha originato con sempre maggior frequenza
comportamenti di protesta contro
le scelte infrastrutturali sviluppate da soggetti
pubblici e privati.
Atti Parlamentari — 1 — Camera dei Deputati
XVI LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI
Tali proteste, conosciute con l’acronimo
« Nimby» («Not in my back yard »), determinano
un ritardo costante del « cantiere
Italia ». I dati del progetto « Nimby
Forum », gestito dall’Agenzia di ricerche in
formazione e società (ARIS), indicano che
il 2007 ha registrato una situazione cronica
di stallo nella costruzione di grandi
opere, con 193 infrastrutture oggetto di
protesta. Rigassificatori, termovalorizzatori,
corridoi ferroviari, centrali a biomasse,
elettrodotti, autostrade, discariche,
inceneritori: qualunque fosse il progetto, il
fermo alla sua realizzazione è stato disposto
sempre per le stesse ragioni. Un
ricorso al giudice amministrativo è sufficiente
a impedire o a ritardare la realizzazione
di opere pubbliche, senza che sia
previsto alcuno strumento di responsabilizzazione
delle associazioni di protezione
ambientale, le quali, talvolta, presentano
ricorsi pretestuosi, con il solo e unico
scopo di impedire la realizzazione dell’opera
pubblica. Il dilagare di questo
fenomeno ritarda (e spesso paralizza) la
realizzazione di gran parte degli interventi
pubblici in programma nei settori dell’energia,
dei trasporti, dello smaltimento
rifiuti, della depurazione e della stessa
edilizia residenziale e terziaria. Il problema
di fondo sembra consistere nel fatto
che tali opere infrastrutturali, progettate
per generare nel tempo benefìci e vantaggi
per un’utenza vasta (spesso per l’intera
collettività nazionale), determinano disagi
concentrati sulle comunità situate nelle
più immediate vicinanze della stessa
opera.
Questa originale forma di « egoismo
territoriale » mantiene solo parzialmente
l’originale matrice ambientalista: la sua
esplicitazione in comportamenti di aperto
conflitto finisce, infatti, per penalizzare la
stessa realizzazione degli interventi inseriti
nei programmi di politica ambientale.
Pertanto, sembra doveroso un intervento
legislativo volto a responsabilizzare
l’attività delle associazioni di protezione
ambientale, al fine di evitare che ricorsi
amministrativi, manifestamente infondati,
siano presentati al solo fine di ritardare la
realizzazione di opere pubbliche. Per fare
ciò si prevedono la responsabilità delle
stesse associazioni per lite temeraria e il
conseguente risarcimento del danno a vantaggio
della pubblica amministrazione.
La legge 8 luglio 1986, n. 349, recante
le norme in materia di danno ambientale:
1) all’articolo 13 individua le associazioni
di protezione ambientale legittimate
ad agire in giudizio avverso qualsiasi
provvedimento che leda in modo diretto e
immediato l’interesse ambientale; esse
sono, pertanto, legittimate a impugnare
anche atti a contenuto urbanistico purché
idonei a pregiudicare il bene dell’ambiente,
anche se lo specifico bene non sia
sottoposto ad alcun vincolo (paesistico,
archeologico, idrogeologico eccetera);
2) all’articolo 18 attribuisce alle associazioni
individuate ai sensi dell’articolo
13 il potere di intervento e la potestà di
impugnare gli atti illegittimi lesivi del
« bene-ambiente ».
Tuttavia, la modifica di tale legge non
può non tenere conto dell’orientamento
del legislatore nel cosiddetto « decreto anti-
crisi », decreto-legge 29 novembre 2008,
n. 185, convertito, con modificazioni, della
legge 28 gennaio 2009, n. 2: l’articolo 20 di
tale decreto prevede, infatti, un iter accelerato
per le opere pubbliche ritenute
prioritarie « per lo sviluppo economico del
territorio », la nomina di commissari
straordinari delegati che dovranno vigilare
su tutte le fasi di realizzazione dell’investimento
e che, quindi, seguiranno ogni
progetto con poteri sostitutivi delle amministrazioni
interessate, ma, soprattutto,
l’abolizione della facoltà sospensiva del
tribunale amministrativo regionale (TAR).
Lo snellimento delle procedure non permetterà
più che sia il TAR a decidere se
un’opera si debba fare o meno: con le
nuove norme vengono accorciati i tempi
per il ricorso contro le decisioni del commissario
straordinario delegato. Il cantiere,
pertanto proseguirà nei suoi lavori e
se il ricorrente dimostrerà di avere ragione
otterrà un indennizzo.
ART. 1.
1. Dopo il comma 5 dell’articolo 18
della legge 8 luglio 1986, n. 349, sono
aggiunti i seguenti:
« 5-bis. Qualora il ricorso di cui al
comma 5 del presente articolo, presentato
dalle associazioni, individuate ai sensi dell’articolo
13 della presente legge, sia respinto,
alle associazioni soccombenti che
hanno agito o resistito in giudizio con
mala fede o con colpa grave si applicano
le disposizioni dell’articolo 96 del codice di
procedura civile.
5-ter. Qualora il ricorso di cui al
comma 5 del presente articolo, presentato
dalle associazioni individuate ai sensi dell’articolo
13, sia respinto perché manifestamente
infondato, il giudice condanna le
associazioni soccombenti al risarcimento
del danno oltre che alle spese del giudizio

mercoledì 1 aprile 2009

Piani edilizi ed il futuro della terra agricola



Siamo davvero preoccupati della sorte riservata al territorio agricolo se le regioni dovessero adeguarsi al famigerato "piano casa", per questa ragione anche noi pubblichiamo l'intervento di Vittoria Brancaccio, presidente di Agriturist (Confagricoltura):
“Il Piano Casa non consumi altro suolo agricolo”
L’Agriturist, associazione di Confagricoltura per la valorizzazione turistica delle imprese agricole e dello spazio rurale, ha recentemente avviato una campagna di informazione sul fenomeno, ormai insostenibile, del “consumo” di suolo agricolo. Negli ultimi 25 anni, infatti, all’agricoltura italiana sono stati sottratti dall’urbanizzazione tre milioni e mezzo di ettari, edificando soprattutto sui terreni migliori, vicini alle città, alle principali vie di comunicazione, alle località turistiche. Mentre nuove zone residenziali, centri commerciali e infrastrutture varie, coprono di cemento il nostro territorio, si indebolisce ulteriormente la potenzialità produttiva del settore primario e si arrecano danni enormi al paesaggio con ripercussioni molto negative anche sull’economia turistica. Inevitabile, dunque, l’attenzione di Agriturist verso il Piano Casa, recentemente annunciato dal Governo, chiaramente espressa dal Presidente, Vittoria Brancaccio: “Il Piano Casa non può e non deve essere una occasione per sottrarre nuovo suolo all’agricoltura e per aggredire ulteriormente il paesaggio. Deve, al contrario, essere una occasione importante per ripensare l’urbanizzazione del territorio tenendo presenti anche le esigenze della qualificazione turistica e della salvaguardia ambientale, al di fuori di pericolose logiche emergenziali che aggiungerebbero crisi a crisi”. “Chiediamo - prosegue il Presidente di Agriturist - che il Piano Casa vincoli i Comuni ad una attenta valutazione delle unità abitative disponibili e del reale bisogno di nuova edilizia residenziale, consentendo, laddove realmente necessario, di costruire esclusivamente su aree già urbanizzate (abbandonate o sottoutilizzate). Come già avviene nei principali paesi europei, anche l’Italia deve darsi una legge che impedisca di sottrarre altro suolo all’agricoltura.” “Il suolo - conclude Vittoria Brancaccio - non è risorsa illimitata che possa consegnarsi esclusivamente all’interesse individuale o settoriale, soprattutto in un paese come l’Italia, ad alta densità di popolazione e con vasti territori montani. Se non ci rendiamo conto subito, al di fuori di qualsiasi preconcetto ideologico, che un paese moderno deve saper gestire il suolo guardando intelligentemente al futuro, fra qualche anno saremo davvero nei guai, per dipendenza alimentare dall’estero, paesaggi degradati, depressione dello sviluppo turistico, crescita dell’inquinamento ambientale. ”