mercoledì 29 luglio 2009


PERICOLO PER L'ACQUA PUBBLICA DEL NOSTRO ACQUEDOTTO
La nostra socia Christina, attiva collaboratrice del Circolo, ci trasmette una breve nota che sollecita ancora l'allarme su quanto sta accadendo all'acqua pubblica. Dobbiamo mobilitarci per scongiurare un gravissimo pericolo per questo bene essenziale dell'umanità che non può e non deve essere merce per il profitto di pochi! Anche il nostro acquedotto sta subendo questo grave rischio, infatti vogliono imbottigliare la nostra acqua, l'acqua di tutti i cittadini. Ricordiamo ai sindaci dell'ATO 5 che se ciò dovesse accadere saranno inadempienti nei confronti delle leggi.
"Il Parlamento italiano ha votato l’articolo 23 bis del decreto legge 112. L’articolo, del ministro G. Tremonti nel comma 1, afferma, che la gestione dei servizi idrici deve essere sottomessa alle regole dell’economia capitalistica. Di fatto, attraverso questa azione, il governo Berlusconi ha decretato la trasformazione dell’acqua pubblica in merce.
Cosa implica? I comuni, che dovrebbero essere responsabili e garanti dei beni comuni sul territorio, sono diventati proprietari di beni competitivi rientrando dunque, nella logica di interessi privati che prevaricano il bene collettivo. Come nel mondo industriale, il loro dovere e’ diventato quello di accertarsi che i dividendi dell’ “impresa comune” siano piu’ elevati nell’interesse del bilancio comunale. I comuni lucrano su di un bene ambientale pubblico! E’ completamente anticostituzionale! Questo mette il cittadino nella condizione di dover dipendere da un privato per cio’ che gli aspetta di diritto. Mette il cittadino nella condizione di dover subire aumenti anche del 300% sulla bolletta, se vuole che l’acqua continui a scorrere dal rubinetto di casa. A rimatterci e’ l’utenza e, principalmente le fasce deboli con minor reddito.
Secondo l’Osservatorio prezzi e tariffe di cittadinanza attiva nel 2007 le famiglie italiane hanno speso in media 230 euro in piu’. Il rapporto ISTAT sullo stato degli acquedotti 2008 vede un regresso nella capacita’ di distribuzione della rete rispetto al 1999.
Il business dell’oro blu non produce miglioramenti. E’ un sistema difettoso che avvantaggia pochi manager. Incoraggia inoltre inutili e costose consulenze tecniche. Molto spesso viene falsato e distorto il meccanismo concorrenziale usando come filiere i grandi gruppi che agiscono attraverso condotte illecite".