mercoledì 11 gennaio 2012

CEA LA MARINA ECOIDEE

La Regione Marche ha approvato l’elenco dei CEA idonei ai sensi del Bando indetto con D.D. n. 79/APP del 18/10/2011.
Il CEA proposto da questo Circolo è stato riconosciuto ed entra quindi a far parte della rete INFEA della Regione Marche.
Abbiamo il piacere quindi di annunciare che la denominazione del "nostro" CEA è:
"LA MARINA ECOIDEE".

Per maggiori informazioni consultate il seguente link:
http://www.ambiente.marche.it/Ambiente/Natura.aspx

Presto su questo sito vi forniremo tutti i dettagli delle nostre attività.
Un saluto a tutti e grazie a quanti hanno reso possibile questo successo!

lunedì 9 gennaio 2012

Buon Anno

BUON 2012 A TUTTI nella speranza che questo anno sia proficuo di serenità, altro sarebbe troppo da chiedere...

mercoledì 16 novembre 2011

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Campagna tesseramento 2012

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domenica 6 marzo 2011

Una vecchia intervista sempre più attuale

Cari amici, l'avevo persa, ma mi è capitato ancora di leggerla su una rivista del 2008. Si tratta di una intervista che mi aveva fatto il Corriere News di Fermo. Desidero ripubblicarla perchè mai come in questi giorni è più attuale. Buona lettura.

martedì 16 dicembre 2008


Da Corriere News , intervista a Gianni Conte sul Buongoverno del territorio Marche

Qual è la tua opinione sulle modalità di utilizzo dello strumento PRG?

"La nostra percezione, per quanto riguarda i piani regolatori, è che stiamo vivendo una vera e propria deregulation, nel senso che la legge urbanistica regionale, la n.34 del 1992, ma così tutte le altre norme regionali in materia (P.P.A.R.), di fatto - anche attraverso il principio della sussidiarietà - hanno attribuito ai Comuni il governo del territorio e l'autonomia. Che in linea di principio sarebbe una cosa buona e giusta, ma purtroppo non sono stati fatti i conti con una situazione che su questa base si è venuta a creare. Intendiamoci, si tratta di un principio assolutamente democratico: chi più del Comune può essere più vicino alle reali esigenze dei suoi cittadini e del suo territorio? Ma oggi gli stessi Comuni si ritrovano con decurtazioni enormi da parte dello Stato e devono fare cassa. E per farlo hanno fino ad oggi usato lo strumento urbanistico: questo gli permette di avere la disponibilità degli oneri di urbanizzazione. La legge prevede infatti che se ne possono utilizzare fino al 75% per la spesa corrente. Questo vuol dire affrontare i costi per i pulmini scolastici, per gli asili, per altre necessità, senza investire nell'urbanistica e quindi sulla qualità della vita delle persone nel contesto urbano. Si deve inoltre aggiungere una situazione a carattere nazionale che iniziamo a soffrire, e molto, anche noi nelle Marche: una sorta di aggressione da parte di speculatori, investitori, imprese più o meno serie. E quindi si è nel pieno di una caccia ai siti dove poter edificare, dal capannone al centro commerciale, fino ad espansioni residenziali che non hanno ne capo ne coda. Di fatto il PRG diventa un po' un elastico, perché poi è possibile derogare anche con le varianti o con gli accordi di programma, due strumenti efficacissimi per andare a stravolgere quella che era la pianificazione a monte, quando viene redatto lo stesso PRG. All'inizio questo viene fatto in una certa maniera, che deve risultare conforme al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Il PTC ha una visione strategica di tutti i piani regolatori e fornisce anche degli indirizzi con una visione sovracomunale o intercomunale, insomma, su area vasta. E la conformità al PTC deve essere una condizione inderogabile. Ma, come detto, piccole varianti o accordi di programma possono bypassare quelle che sono le strategie a lunga portata del PTC. Un pessimo PRG o una serie di scoordinate varianti non compromettono soltanto il tessuto urbano o il consumo di suolo, ma anche la qualità della vita delle persone. Va da sè che se si crea un nuovo quartiere che non ha le strade idonee, così come anche le fogne o i marciapiedi, e cosi via, si va a determinare nel tempo un carico urbanistico insostenibile che ricade nelle tasche dei cittadini. Questa è la cosa più difficile da far comprendere alle persone. La nostra cultura, per molti ancora legata al mito del terreno edificabile del periodo della ricostruzione o della speculazione edilizia degli anni ’60 e ’70, ci mette nella condizione di vedere come l'espansione edilizia, l'edificazione o comunque ciò che è riferibile a questo comparto, sia un’attività economica trainante che porta benessere o Pil. Invece, un’analisi fatta da buoni economisti, ci dice che questa visione va esattamente nella direzione opposta allo sviluppo sostenibile ed alla reale soluzione dell’attuale condizione economica.".
C'è poi la questione del Piano Paesistico Ambientale Regionale.

"La legge 34 ha delegato ai Comuni non solo la gestione del territorio, ma anche quella che è la tutela del paesaggio proprio attraverso il P.P.A.R. Il Piano Paesistico Ambientale Regionale aveva dei vincoli provvisori e poi i comuni, adeguando i P.R.G. al P.P.A.R. hanno stabilito quali potevano essere da accogliere e quali no, stravolgendo di fatto il Piano stesso. E' una legge caduta un po' dall'alto che sostanzialmente diceva: questi sono i vincoli di tutela provvisori, adesso tu Comune adegui il tuo piano regolatore generale, determinando di fatto quali vincoli mantenere e quali vuoi eliminare. Molti Comuni hanno dovuto redigere il PRG in conformità al PPAR, ma sono andati a stravolgerlo. Pochi virtuosi sono riusciti a fare proprie le indicazioni, creando anche dei siti d'interesse ambientale/paesaggistico e quant'altro. Tantissimi altri Comuni ne hanno fatto scempio. Non è un caso che molti cittadini si sono opposti a questi scempi, costituendo vari comitati che troviamo ormai in tanti luoghi della nostra regione, così come non è un caso che si è avuto un incremento degli esposti e ricorsi, compresi gli interventi della Soprintendenza.

C'è un altro aspetto: i piccoli Comuni, la prevalenza della regione, sono realtà sotto i 3.000 abitanti. Di fatto hanno spesso un ufficio tecnico composto da un solo tecnico spesso oberato da mille cose da fare e che non ha sensibilità, attenzione, aggiornamenti e competenze in campo per poter trattare una materia così complessa come quella dell'urbanistica. Così anche la competenza squisitamente tecnica e culturale necessaria per un governo lungimirante dell’urbanistica comunale viene di fatto delegata a consiglieri e assessori che, spesso privi di tale competenza tecnica, fanno il tira e molla in funzione prevalentemente di quelle che sono le situazioni elettorali."

L'onda della crisi economica sta alimentando un'autentica dismissione di capannoni e stabilimenti nel nostro territorio. Al contempo, si continuano ad "elargire" a privati nuove aree attraverso modifiche ad hoc del PRG. Infine, ogni Comune pretende la sua piccola area industriale. Insomma, troppe situazioni contraddittorie che continuano a sommarsi.

"E' proprio così: è una grande contraddizione. Faccio un esempio: alla Girola un industriale ha chiesto la trasformazione di 5 ettari di terreno agricolo per realizzare poi un'area di produzione. Parliamo di un'industria congrua, compatibile a quella che è l'attività principale del territorio: il calzaturiero. Sta di fatto che questo nuovo insediamento andrà a trasformare suolo agricolo irriguo in capannoni e parcheggi, quando poi nella stessa zona, poco distante esiste già un’'area Pip. Con capannoni vuoti… Questo è accaduto perché nella pianificazione avvenuta a monte del PRG c’è stata una mancanza di valutazione strategica e di pianificazione a lunga gittata. Su 5 ettari c'è la possibilità edificatoria di volumi enormi, superiore ai 25.000 metri cubi. Magari a fianco ci possono essere 2 o 3 capannoni, di fatto in affitto o in vendita perché inutilizzati, che insieme possono raggiungere la stessa volumetria. Ma la collocazione di queste strutture può non soddisfare le necessità dell'imprenditore. Allora cosa è successo? Che l'imprenditore è andato a chiedere una variante al PRG, oggi esposta al pubblico all'albo pretorio per le osservazioni, ma che ha già superato lo screening della valutazione ambientale strategica. Questo fa capire come andiamo a modificare in maniera repentina e irreversibile il territorio. Naturalmente faccio valutazioni a carattere generale, non entro nello specifico di chi lo fa o di chi non lo fa. Va detto che è tutto conforme alle norme, perché non abbiamo nelle nostre leggi del governo del territorio dei principi fondanti che salvaguardino queste situazioni. Se li avessimo, ed è quello che stiamo cercando di fare insieme a tutte le associazioni che hanno aderito al coordinamento regionale, allora forse avremmo risolto la metà di questi problemi che penalizzeranno il futuro del nostro territorio e le risorse disponibili."

Restiamo sulle associazioni ambientaliste. La vostra presenza e l'influenza è molto cresciuta in ambito regionale.

"E' cresciuta una certa attenzione, un certo ascolto, soprattutto perché abbiamo potuto toccare con mano il lavoro della Provincia di Ascoli Piceno, che sotto questo aspetto sta facendo da caposcuola. Hanno fatto un PTC molto ben studiato, progettato e congruo con quelle che sono le nostre peculiarità. Hanno individuato gli esempi virtuosi, che purtroppo tanti cercano di aggirare o stravolgere, ma che nascono con intenti positivi che noi auspichiamo, tanto è vero che tutta la regione sta guardando con favore a questo tipo di PTC perché è quello più percorribile, più sostenibile, pur avendo ovviamente qualche miglioramento che si potrebbe apportare. Le altre province si stanno ispirando a questo piano: parlo di urbanisti, architetti, associazioni che hanno a cuore una coerenza con quello che è il rispetto delle risorse. Perché sbagliare urbanistica significa non rispettare le nostre risorse di base: energia, qualità della vita, economia, patrimonio e paesaggio. E sono risorse che non possiamo giocarci. Un occhio di attenzione al nostro PTC è riscontrabile anche da parte di numerose province di altre regioni italiane. All'interno del Piano troviamo dei disciplinari d'area, come il Piano Direttore Valdaso, che vanno a dare degli indirizzi molto precisi in aree con una vocazione. Non si va a stravolgerle, anzi si valorizzano e si potenziano perché possono determinare realmente delle economie trainanti e andare a migliorare e consolidare quanto già svolto. Il Piano Direttore Valdaso è già di per se un grande piano regolatore e comprende una zona geografica ben delimitata, con dentro 27 Comuni.

La sfida per le amministrazioni che hanno aderito è quella di essere capaci di interagire tra loro, mettere da parte il campanilismo e ragionare su un'area vasta che li accomuna e li mette nella condizione di sviluppare il marchio d'area, i dop, i doc, persino il brand dell'artigianato. E l'integrità del paesaggio e della propria cultura forniscono, come immagine, un valore aggiunto al territorio e a tutto ciò che da esso proviene. Eliminare il campanilismo permetterebbe di scongiurare il problema di singole aree produttive, cosa che sta accadendo proprio nella Valdaso, dove ognuno sta facendo la sua parte in negativo. Manca soltanto una superstrada sopraelevata per fare la replica della Valle del Tronto! Abbiamo degli esempi davanti e non è difficoltoso pensare che questo comunque non ci porta niente di buono, non ci da quel valore aggiunto. Nell'immediato qualcuno può vedersi trasformare il proprio terreno in edificabile, ma alla lunga cosa cambierebbe rispetto ad aree compromesse, come la Valle del Tronto o la Valtesino?Non sembra che la loro economia sia più solida di altre!

Siamo nella condizione di poter usare la testa e dire 'fermi tutti, forse non è questo lo sviluppo vero’ o quello che possa scongiurare l'abbandono dei nostri paesi a beneficio di una costa sempre più congestionata:"

Proviamo a fare altri esempi. Quali sono le situazioni più preoccupanti nel Fermano?

"Per rimanere nell'ambito della città di Fermo e dintorni, abbiamo uno sviluppo urbanistico determinato dalle zone B, che sono poi tutte varianti al PRG. Questa modalità di sviluppo va contro ogni principio di buona programmazione urbanistica perché le zone B in realtà non dovrebbero quasi più esistere. Dovevano essere il completamento di situazioni già di per sé molto urbanizzate, caratterizzate da buone infrastrutture, fogne, scuole, etc. In quel caso si andava a fare una sorta di riassetto edificatorio, dove si dava l'opportunità di completare, individuando aree compatibili. Oggi è invece diventato uno strumento pianificatorio. E un'intera città come Fermo si ritrova articolata in una miriade di zone B, che si vanno a sviluppare su superfici enormi che nulla hanno di urbanizzato. Partono già, ancora prima di essere fatte, come delle invivibili periferie. Ed è un problema che si tocca con mano: a Fermo con questo processo si potrebbe arrivare a centinaia di migliaia di metri cubi di edificazione. Altri esempi? Basta andare nei piccoli comuni. Prendiamo Lapedona: siamo di fronte ad una incongruità della pianificazione. Nel 2003-2004 è stato fatto un PRG che fino a questo momento non è riuscito ad assolvere il 70% delle previsioni di quel PRG perché la pianificazione probabilmente non andava a soddisfare le reali necessità, e dopo pochissimo tempo viene presentata una variante così sostanziale da andare ad incrementare in una maniera ingiustificata quelli che sono i nuovi insediamenti abitativi. Parliamo di insediamenti di centinaia di persone, su un paese di 1.000 abitanti… E soprattutto una variante priva di ogni attenzione per quanto riguarda le peculiarità del territorio, che andava a interessare zone paesaggistiche di rilievo, crinali, versanti, zone agricole fertili. Gli strumenti di oggi, così come è interpretata la legge, metterebbero comunque le amministrazioni nella posizione di poter fare tante piccole varianti per arrivare a quell'obiettivo. Nel caso di Lapedona, per giustificare le scelte di quella variante era stato prospettato di creare 9 zone turistico ricettive, vale a dire 9 villaggi turistici per circa 70.000 metri cubi. Proviamo a pensare che razza di turismo poteva crearsi sulle colline di Lapedona. Non sarebbe bastato neanche l'acquedotto per rifornire a sufficienza i turisti, per non parlare delle strade, delle fogne, dell’assorbimento di energia, etc.

E’ opinione comune e condivisibile che questi esempi di pianificazione rasentano la fantascienza, non a caso a regolare questi eventi è intervenuto più volte il PTC provinciale ."
“Mi piacerebbe poter fornire alcuni cenni sulla pianificazione territoriale che potrà avvenire nella nuova provincia di Fermo.

Presto avremo un Ufficio Urbanistica provinciale che dovrà redigere il proprio PTC che andrà a disciplinare, regolare ed armonizzare gli interventi urbanistici dei Comuni della nuova provincia. Auspichiamo che tale strumento possa percorrere quanto è stato fatto nella provincia di Ascoli Piceno, attraverso un studio di piano condiviso che ha saputo accogliere istanze ed osservazioni, ma che è rimasto coerente con una visione del territorio come bene comune.

La pianificazione urbanistica infatti non può essere determinata dagli interessi di pochi o dalle istanze di quanti vorrebbero investire, edificare o speculare, ma deve avvenire attraverso una partecipazione consapevole e democratica dei cittadini . Le Amministrazioni nella loro opera di buona politica di previsione e programmazione non debbono sottostare alle pressioni, la delicatissima politica di pianificazione del territorio deve poter essere libera da tutti quei condizionamenti dettati il più delle volte da chi ha immediati o effimeri interessi economici. E’ necessario avere prospettive di lungo respiro, capacità di una visione ampia, congruità e coerenza con quelle che sono le risorse a disposizione e le reali necessità.

Il territorio, il paesaggio, l’agricoltura, sono risorse esauribili!

Il paesaggio marchigiano, questo grande Bene attraverso cui transita la percezione della qualità della nostra vita, l’ambiente, la cultura, le tradizioni, il futuro, di cui possiamo dire di avere ancora la fortuna di poter disporre, deve essere quindi salvaguardato e dove necessario qualificato o valorizzato con idonei interventi che pongono al centro l’equità sociale ed il benessere delle persone. Ma bisogna avere il coraggio anche di esprimere una rigorosa tutela, con orgoglio ed intelligenza, perché patrimonio di tutti, perché l’abbiamo ereditato dai padri, ma soprattutto perché lo abbiamo ricevuto in prestito dalle generazioni che verranno”.
Gianni Conte

Presidente del Circolo Legambiente Fermo – Valdaso

Membro del “Coordinamento Salviamo il Paesaggio delle Marche”, componente del tavolo tecnico.

venerdì 21 gennaio 2011

Campagna Tesseramento 2011

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