mercoledì 1 aprile 2009

Piani edilizi ed il futuro della terra agricola



Siamo davvero preoccupati della sorte riservata al territorio agricolo se le regioni dovessero adeguarsi al famigerato "piano casa", per questa ragione anche noi pubblichiamo l'intervento di Vittoria Brancaccio, presidente di Agriturist (Confagricoltura):
“Il Piano Casa non consumi altro suolo agricolo”
L’Agriturist, associazione di Confagricoltura per la valorizzazione turistica delle imprese agricole e dello spazio rurale, ha recentemente avviato una campagna di informazione sul fenomeno, ormai insostenibile, del “consumo” di suolo agricolo. Negli ultimi 25 anni, infatti, all’agricoltura italiana sono stati sottratti dall’urbanizzazione tre milioni e mezzo di ettari, edificando soprattutto sui terreni migliori, vicini alle città, alle principali vie di comunicazione, alle località turistiche. Mentre nuove zone residenziali, centri commerciali e infrastrutture varie, coprono di cemento il nostro territorio, si indebolisce ulteriormente la potenzialità produttiva del settore primario e si arrecano danni enormi al paesaggio con ripercussioni molto negative anche sull’economia turistica. Inevitabile, dunque, l’attenzione di Agriturist verso il Piano Casa, recentemente annunciato dal Governo, chiaramente espressa dal Presidente, Vittoria Brancaccio: “Il Piano Casa non può e non deve essere una occasione per sottrarre nuovo suolo all’agricoltura e per aggredire ulteriormente il paesaggio. Deve, al contrario, essere una occasione importante per ripensare l’urbanizzazione del territorio tenendo presenti anche le esigenze della qualificazione turistica e della salvaguardia ambientale, al di fuori di pericolose logiche emergenziali che aggiungerebbero crisi a crisi”. “Chiediamo - prosegue il Presidente di Agriturist - che il Piano Casa vincoli i Comuni ad una attenta valutazione delle unità abitative disponibili e del reale bisogno di nuova edilizia residenziale, consentendo, laddove realmente necessario, di costruire esclusivamente su aree già urbanizzate (abbandonate o sottoutilizzate). Come già avviene nei principali paesi europei, anche l’Italia deve darsi una legge che impedisca di sottrarre altro suolo all’agricoltura.” “Il suolo - conclude Vittoria Brancaccio - non è risorsa illimitata che possa consegnarsi esclusivamente all’interesse individuale o settoriale, soprattutto in un paese come l’Italia, ad alta densità di popolazione e con vasti territori montani. Se non ci rendiamo conto subito, al di fuori di qualsiasi preconcetto ideologico, che un paese moderno deve saper gestire il suolo guardando intelligentemente al futuro, fra qualche anno saremo davvero nei guai, per dipendenza alimentare dall’estero, paesaggi degradati, depressione dello sviluppo turistico, crescita dell’inquinamento ambientale. ”

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