martedì 3 febbraio 2009

A proposito di sindaci e assessori

(Da una nostra socia architetto riceviamo e volentieri pubblichiamo).

Si legge sempre più spesso di puntare sulla sensibilizzazione di bambini e giovani su argomenti riguardanti la salvaguardia dell’ambiente e la sostenibilità delle azioni dell’uomo, perché vera risorsa per il futuro.
Sicuramente meglio perseguire la formazione dei nostri giovani e del nostro futuro piuttosto che la quotidiana sterile battaglia con amministratori e politici sempre più preoccupati di riempire gli ultimi spazi vuoti, eliminando piazze e verde, con cubature abnormi di cemento per riossigenare le asfitte casse comunali e favorire
amici imprenditori e possibili elettori.
Sindaci e assessori che senza avere alcuna competenza in materia architettonica, urbanistica, ambientale sparano sentenze, pareri tecnici, rilasciano dichiarazioni in merito ad abbattimenti di edifici di memoria storica o avvallano progetti di ecomostri a ridosso di borghi medievali o sulle spiagge, considerando solo scocciature, provocazioni o altro, le legittime lamentele di chi per 365 giorni l’anno vi abita e vede sempre più degradato ed invivibile l’ambiente che lo circonda.
Se la formazione che viene fatta oggi ai nostri giovani ci darà domani un’altra umanità, fatta di interlocutori “consapevoli” che non considerano le parole ambiente, sostenibilità, tutela della salute e della vita dei cittadini solo vuoti slogan elettorali, allora vale la pena di proseguire nello sforzo che stiamo facendo.

Fermo 2 febbraio 2008

1 commento:

  1. MIRACOLO TRASH NELLE MARCHE
    da D La Repubblica delle Donne del 31/01/09

    AMBIENTE Il business dei rifiuti.Ma positivo. A Moie, nelle Marche, la discarica produce elettricità gratuita per il paese.E ha finanziato il nuovo centro culturale

    Testo di Sergio Ramazzotti

    Uno dei prodotti locali di cui i Castelli di Jesi vanno più fieri è sotto terra. Prima della sepoltura aveva un aspetto ripugnante, in altre regioni italiane ha rischiato di scatenare una guerra e, naturalmente, non è il Verdicchio, sublime vino bianco endemico di queste colline. Si tratta, invece, dei rifiuti e per estensione del luogo che li smaltisce, una delle discariche più all'avanguardia d'Italia, con impatto ambientale pari a zero, che produce energia elettrica gratuita, è pressoché invisibile e garantisce al paesino che la ospita un reddito procapite degno di una metropoli. Il miracolo (come lo chiamerebbero in Campania: qui lo definiscono "normale amministrazione") avviene a Moie, nell'entroterra marchigiano, e comincia quasi vent'anni fa, quando il piccolo centro decise di ipotecare il proprio futuro puntando sul pattume. A raccontarlo è Sandro Grizi, ipercinetico assessore alla Cultura (Rifondazione Comunista) di Maiolati Spontini, il Comune da cui Moie dipende: "In principio eravamo cinque Comuni disponibili al progetto, poi gli altri si tirarono indietro, avevano paura. A quel punto, si trattò di far accettare la cosa alla gente. Da giovane consigliere comunale andavo alle riunioni con i contadini, e loro minacciavano di rompermi le sedie in testa: temevano per i raccolti". Con la caparbietà dei marchigiani, Grizi lavorò ai fianchi la popolazione fino a convincerla. La discarica venne scavata fra gli "interminati spazi" leopardiani, secondo i criteri più rigorosi: scegliendo un sito che garantiva la perfetta impermeabilità grazie a uno strato sotterraneo di argilla spesso due chilometri e mezzo, prevedendo un sistema di recupero dei gas di fermentazione e uno di riciclo dei rifiuti organici in fertilizzanti di qualità. Rispettando come un dogma l'integrazione con l'ambiente circostante. Mauro Ragaini, direttore generale dell'azienda pubblica che gestisce la discarica, la Sogenus, sottolinea: "Nessun problema con la giustizia". Il risultato, dopo 18 anni di operazioni, parla da solo. O meglio tace, nel senso che è come se non esistesse. Visitando il sito in una giornata estiva calda e senza vento, si stenta a credere di trovarsi in una discarica che smaltisce 180 mila tonnellate l'anno tra rifiuti urbani e speciali.Nessun afrore, niente uccellacci in volo sui 40 ettari di conche, metà dei quali, ormai saturi, sono stati ricoperti, piantumati e sono tornati a essere colline boschive indistinguibili da quelle vicine. Una volta esaurita, la discarica sarà, appunto, un bosco. E il principio che lo permette è elementare: l'immondizia viene scaricata sul fondo di un cratere di un milione di metri cubi e interrata entro le 24 ore successive (nel caso dei rifiuti speciali, la discarica invia campioni anonimi a laboratori di analisi esterni perché verifichino l'eventuale presenza di sostanze proibite). La rete di tubazioni che scaturisce dai tumuli convoglia il biogas a una centrale di conversione che produce elettricità per 40 milioni di kW l'anno, più del fabbisogno dell'intero Comune. Ne avanza infatti il 40%, che compra l'Enel. L'Istituto Mario Negri di Milano controlla costantemente la qualità dell'aria, l'Università di Ancona verifica lo stato di salute delle campagne limitrofe: non lo impone la legge, bensì la certificazione ISO14001, prestigioso marchio di qualità industriale di cui, dice Ragaini, "abbiamo voluto dotarci per rispetto della comunità che deve convivere con noi". Sulla carta sembra un'impresa monumentale, davvero un miracolo. Eppure, Ragaini spiega: "Per costruire una conca di un milione di metri cubi abbiamo impiegato un anno. Con tre di queste conche, la Campania risolverebbe immediatamente l'emergenza rifiuti". È, fosse necessaria, la dimostrazione che nel nostro Paese una discarica efficiente si può fare. Ma c'è un secondo miracolo in atto: immaginate un Comune di seimila abitanti (Maiolati) che ogni anno si ritrova con oltre sei milioni di euro nelle casse (tanto frutta la quota del 27% che la municipalità detiene in Sogenus) e deve decidere cosa farne. Anziché cedere alla tentazione di costruire cattedrali nel deserto, la giunta ha investito in ciò che le ultime leggi finanziarie nazionali hanno snobbato: la cultura, che nelle parole del sindaco Giancarlo Carbini (eletto da una lista civica) è "elemento di vera crescita del territorio". Dice l'assessore Grizi: "Sarebbe stato fin troppo facile dare alla cittadinanza gli scontati circenses che soddisfano tutti, costruire uno di quei megamall che sono le nuove anime vuote attorno a cui ruota la vita della provincia italiana, o eliminare la tassa sui rifiuti. Sappiamo che la discarica ha una vita limitata e questi soldi non arriveranno in eterno, dunque abbiamo voluto investirli in qualcosa di duraturo". Così il Comune usa tre milioni di euro per il restauro di una fornace da laterizi ottocentesca in disuso proprio a Moie e la trasforma in uno strepitoso Centro culturale con biblioteca. "Oggi", prosegue Grizi, "ci sono duemila iscritti e quasi quattromila ingressi al mese". Il Centro ospita iniziative di ogni genere, dall'Università della terza età ai concerti, alle serate con i più importanti nomi della letteratura e della filosofia, al primo festival di fotogiornalismo italiano dell'associazione culturale Artè Foto.A breve partirà, sempre a Moie, la costruzione di un campus ultramoderno dove si concentreranno le scuole di primo e secondo grado del circondario (spesa prevista, 13 milioni) e un palazzetto dello sport da 2,8 milioni. Nel dare le cifre, l'assessore al Bilancio Umberto Domizioli precisa che l'80% del reddito della discarica deriva dai rifiuti speciali, quindi il Comune spende soldi che non arrivano dai cittadini, bensì dalle aziende. "Venti anni fa", conclude Grizi "Moie era un agglomerato informe sparso lungo la strada provinciale. Grazie ai rifiuti l'abbiamo trasformato, e non credo di peccare di presunzione se dico che stiamo dando un'anima a un paese che ne era privo". Come ci insegnano le sacre scritture, il corpo, al pari dei rifiuti, è destinato a tornare alla terra: è l'anima che resta.

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