martedì 3 febbraio 2009


Un progetto faraonico alla foce dell’Ete: chi paga?


Abbiamo letto su vari giornali locali del progetto di un polo cantieristico faraonico da 40 milioni di euro da realizzare sulla destra della foce del fiume Ete.
Innanzitutto pensiamo che questi interventi pubblici così ingenti e creati dal nulla oltre che essere completamente scollegati dalle reali esigenze del territorio siano solo una forma di finanziamento pubblico di attività private che non portano ad una reale creazione di benessere diffuso ma sono delle azioni che soddisfano solo i bisogni dei pochi poteri economici forti e portano ad una distruzione dell’ambiente (consumo di suolo, distruzione del paesaggio e della fruibilità della gente del posto), ad una modifica dei processi costieri che porterà ad altre conseguenze sugli equilibri costieri e, soprattutto, ad una cementificazione di un ambiente naturale sensibile come è la foce di un fiume (che per l’appunto è vincolata dal punto di vista ambientale).
Comunque, quello che ci sorprende di più è quanto è stato scritto sul Corriere Adriatico del 19 gennaio 2009 dove l’autore dell’articolo naturalmente e candidamente scrive che “L’area prescelta è urbanisticamente soggetta a vincoli di tutela assoluta a molti livelli sia per la presenza del fiume che per quella dell’area demaniale, un limite che si proverà a superare allargando il contorno del piano del porto con la conseguente deroga dei vincoli stessi.”.
Non è indicata la fonte di queste informazioni, ma tali affermazioni sono molto gravi in quanto testimoniano una completa noncuranza del valore ambientale di certi ambienti particolarmente sensibili, una completa indifferenza ai problemi legati agli eventi che possono verificarsi in un’area di foce fluviale (esondazioni, erosioni fluviali e costiere, modifiche delle falde, ecc.). Si pensa cioè solo a come rimuovere vincoli ambientali per costruire, senza minimamente preoccuparsi del perché sono stati fissati certi vincoli. Quello che ci preoccupa di più è questa unica attenzione a costruire nuovi capannoni (perché in fondo di questo si tratta) infischiandosene completamente delle problematiche ambientali, tale atteggiamento è talmente penetrato nella società da essere scritto candidamente e naturalmente su un giornale.
Come Circolo Legambiente Fermo – Valdaso esprimiamo il nostro fermo disappunto per tale progetto, ed annunciamo che effettueremo studi e verifiche al fine di contribuire affinché gli Amministratori Pubblici possano avere elementi oggettivi per una serena valutazione di tutti gli aspetti negativi che possono scaturire dall’attuazione di questo progetto.

Fermo 30 gennaio 2009

1 commento:

  1. Adesso si capisce il "NO" secco all'area marina protetta. Avrebbe costituito un ulteriore ostacolo al mega progetto edilizio. Quanti interessi personali ruotano intorno al quel polo cantieristico. L'ambiente...che ardua battaglia Gianni. Resisteremo comunque!

    Christina Pacella

    RispondiElimina