mercoledì 4 febbraio 2009

Pseudo - industriali? Come scompaiono i diritti dei cittadini


Da un socio riceviamo e pubblichiamo.
Libertà, tra i tanti significati che si possono dare ad una parola così importante per una società democratica, troviamo di sicuro la possibilità di poter esporre le proprie opinioni, soprattutto quando il fine è la tutela della propria salute.
Quando più persone sentono un problema o un bisogno comune, trovano le strade a loro possibili per esternarlo o per risolverlo. E’ quello che succede quando nascono i comitati cittadini, più persone, dieci, cento, mille, esprimono una paura comune o un obiettivo da raggiungere che permetta loro di vivere meglio.
La domanda che ci si pone allora è, perché quando avviene ciò, si viene sempre etichettati come terroristi o con aggettivi simili, che nulla hanno a che vedere con lo spirito reale di queste persone?
Un facoltoso industriale Italiano che trova difficoltà nella realizzazione dei suoi progetti, oggi scrive sulla stampa che “i comitati pseudo-ambientalisti tengono in ostaggio i comuni”.
Tempo fa sono state lanciate accuse sempre ai comitati per l’affissione di volantini ritenuti simili a quelli dei brigatisti negli anni di piombo, o ancora peggio amministratori locali (e cioè persone elette anche dagli stessi appartenenti ai comitati) hanno usato contro gli stessi elettori parole come “eversivo” o “terrorista”.
E’ mai possibile che nessuno si ponga il problema del perché questi cittadini, perdono il loro tempo ed i loro soldi per raggiungere obiettivi spesso difficili rischiando anche in prima persona?
Eppure sarebbe una domanda che chi ci amministra, o gli stessi industriali si dovrebbero porre. Perché queste persone non sono d’accordo? Si può provare a dialogare con essi?
No sarebbe troppo facile, e forse sarebbe anche troppo stupido, visto che è più semplice intervenire dove le leggi vengono fatte e non dove c’è gente che ne chiede il rispetto.
E’ così che funziona, e pertanto lo stesso industriale che accusa i comitati di tenere in ostaggio i Comuni, non si mette in gioco, non scopre le sue carte, non rivela il perché vuole portare avanti scelte non condivise da nessuno, e soprattutto non dice quanti profitti, sotto forma di finanziamenti riceverà dalle nostre tasche.
L’industriale (ma a questo punto viene da chiamarlo pseudo-industriale) fa invece una mossa assai più proficua e chiede a chi ci governa di cancellare con una semplice decisione politica, la possibilità che hanno i cittadini di continuare ad opporsi civilmente a qualcosa che non si vuole.
E’ semplice basta mettere dietro ad una qualsiasi attività probabilmente pericolosa per la salute, la frase “interesse nazionale” e con un colpo di magia, scompaiono tutti i rischi, e soprattutto scompaiono tutti i diritti dei cittadini.
Le conclusioni le possiamo trarre da soli, senza nemmeno dire quale sia l’industriale o l’attività oggetto di discussione, basti sapere che la richiesta avanzata è questa, “il governo deve riconoscere la mia attività come progetto di interesse nazionale, perché i comitati di pseudo-ambientalisti tengono in ostaggio i Comuni“.
Questa frase occupa solo due righe, ma racchiude quanto di peggio e di immorale ci possa essere per una società che noi tutti riteniamo civile.

1 commento:

  1. Caro amico, mi ricordi le mie prime delusioni. Anch'io come te, da cittadino rispettoso delle leggi e delle istituzioni chiedevo di partecipare alle scelte che avrebbero modificato la qualità di un ambiente, credevo di essere ripagato con la stessa moneta: il rispetto e l'educazione! Invece certi pseudo industriali, ma anche politici e pubblici amministratori si facevano sempre più distanti e più arroganti. Ci hanno sempre chiamato sovversivi, terroristi, "ambientalisti", rompic... Questo ancora accade a chi chiede solo il rispetto delle leggi e la loro applicazione. Nel caso di questo pseudo-industriale, non potevamo aspettarci niente di diverso, quando non può o non vuole applicare le leggi in vigore, perchè potrebbe ledere i suoi interessi, invoca la possibilità di cambiare la legge. Ha imparato bene la lezione di chi lo ha fatto prima di lui! Non siamo stati capaci di indignarci allora, abbiamo accettato quindi una deriva... Dobbiamo solo sperare che nessuno possa assuefarsi e credere alla finta informazione che, nella vana speranza di compiacere costoro continua dipingerci come ha fatto questo "signor industriale".

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